Nei nomi di fantasia, spesso, si esagera. Su questo punto le case vinicole, imbrigliate spesso e volentieri dai cavilli dei disciplinari, liberano la fantasia sfoderando sostantivi e neologismi che possono disorientare anche il Sommelier più esperto.
Per questo una carta dei vini che si rispetti deve indicare, principalmente, la denominazione d’origine o quantomeno il vitigno di riferimento della bottiglia proposta.
Per quanto sia cura di chi seleziona i vini nel locale proporre sempre bottiglie di annate bevibili (ogni vino, anche se ben conservato, ha la sua soglia di bevibilità… che dipende in primis dalla struttura e, tra le altre caratteristiche, dalla tannicità e dal grado alcolico), è necessario che nella carta dei vini venga indicata l’annata del vino proposto.
Sta a chi paga decidere di voler bere un vino più o meno giovane, anche in considerazione della pietanza a cui il vino si accompagnerà. In questo caso, comunque, il consiglio del sommelier è sempre gradito.
Diffidate dalle carte dei vini senza prezzo. Nella proposta di una carta dei vini, un cliente deve potersi orientare anche in base alla propria disponibilità economica. In generale i ristoranti applicano un buon ricarico sulle bottiglie proposte ma questo è da mettere in conto.
Prima dell’acquisto, soprattutto per bottiglie di un certo valore, fatevi dire qualcosa in più sulla selezione e, prima di aprire la bottiglia, chiedete al sommelier di leggere l’etichetta. Proprio come fate in enoteca o al supermercato. Il prezzo non fa la qualità del vino, non ci stancheremo mai di dirlo!