Il 30 ottobre, per gli amanti del vino in Italia, è un po’ come il capodanno: l’appuntamento è con la prima bevuta dell’anno (pardon dell’annata), con la degustazione del vino novello. Un vino semplice, immediato, leggero ma non banale. Un primo assaggio della vendemmia appena terminata, un predittore del vino che verrà.
Di seguito 5 cose da sapere sul vino novello, che vi faranno fare bella figura nei momenti di convivialità e vi aiuteranno a capire meglio cosa c’è nel bicchiere:
In molti confondono, per superficialità, le due entità. Si dice novello, secondo i termini di legge, il vino ottenuto (per almeno il 40% del totale) da un processo di vinificazione “particolare” denominato macerazione carbonica. Il vino nuovo è, invece, il primo vino ottenuto da una vinificazione “tradizionale” delle uve.
La legislazione italiana prevede che la menzione “novello” possa essere attribuita solo a vini DOP o IGP (tranquilli o frizzanti). L’indicazione geografica o la denominazione d’origine devono essere chiaramente espresse in etichetta.
Non dovrebbe esistere, quindi, un novello ottenuto da uve da tavola o da vini senza indicazione d’origine. Condizionale d’obbligo: qualora ne trovaste una bottiglia (o un brick), in cantina come sullo scaffale, si tratta di un fake (ne sconsigliamo vivamente il consumo).
Sembra scontato ma, secondo legge, il vino novello deve essere prodotto con uve provenienti al 100% dalla vendemmia dell’anno indicato in etichetta. Non sono consentiti tagli “temporali”, mentre sono consentiti i tagli strutturali, con vini diversi e percentuali diverse sempre rispettando i dettami del disciplinare.
Consigliamo sempre attenzione ai detti antichi e popolari, come quella del “vino buono che non invecchia” o quello che “il vino, quando invecchia, migliora”. Abbandoniamo il romanticismo di certe affermazioni e salvaguardiamo la salute: per invecchiare bene, il vino deve avere la giusta struttura e deve essere conservato nelle giuste condizioni atmosferiche (umidità, luce, posizione ecc…).
Il novello è un vino buonissimo, ma per la sua naturale struttura gracilina (quasi totale assenza di tannini e bassa gradazione alcolica), deve essere consumato a pochi mesi dalla produzione. Il pericolo è che si inneschino processi di esterificazione o acetalizzazione che possono inficiare la salubrità del vino.
Il vino novello italiano e il Beaujolais nouveau francese, da cui il novello trae origine, sono ormai facce diversissime di una stessa medaglia.
Le differenze sono sostanziali ed è necessario fare gli opportuni distinguo: nel vino francese è obbligatoria la macerazione carbonica del 100% delle uve (per il novello basta il 40%); l’uva base è soltanto Gamay (per il novello si può utilizzare qualsiasi uva prevista dalla DOP o IGP di riferimento); la commercializzazione è prevista solo a partire dal terzo giovedì di novembre (in Italia si può vendere vino novello dalla mezzanotte del 30 ottobre).
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