Siamo un filo off-topic, lo sappiamo, ma ogni tanto ci può stare.
Tra i tanti quiz proposti dall’app Quiz Vino (www.quizvino.it), troviamo spesso qualche risposta in cui viene citata l’uva sultanina: sappiamo bene che è un uva non destinata alla produzione di vino (almeno non nella forma in cui la conosciamo, anche se in teoria tutto si può fare…), vale comunque la pena fare un breve passaggio per fissare qualche concetto.
L’uva sultanina è una varietà di Vitis Vinifera, originaria della penisola anatolica, che ha come caratteristica la totale assenza di semi. La conosciamo più comunemente come uva passa, confondendo un po’ la forma è la sostanza: l’uva passa è uva sultanina, che ha subito un processo di disidratazione tramite essiccazione.
Come sappiamo l’appassimento dell’acino d’uva ne aumenta il grado zuccherino ed il risultato è proprio l’estrema dolcezza di questa uva, utilizzata principalmente nella produzione di dolci.
L’etimo “sultanina” è da ricercarsi nell’antica leggenda che attribuisce al sultano di Persia (lo Shāh) la fortuita scoperta di quest’uva. Narra la leggenda che quest’ultimo, alle prese con l’assalto di una tigre, dovette fuggire lasciando i suoi vigneti al sole per molto tempo prima di ritornarvi.
I grappoli avvizziti, rimasti sulle viti, risultarono inaspettatamente dolci e graditi al sovrano che ne fece tesoro, commercializzandolo in tutto il mediterraneo ed arrivando, così, alle nostre tavole.
Alla base della preparazione tradizionale del Panettone, l’uva passa viene oggi utilizzata nelle preparazioni gastronomiche più disparate: dalla tradizionale scarola imbottita campana fino ai pici con alici e uvetta senesi.
Lo zibibbo, vino siciliano ottenuto da uve di Moscato d’Alessandria, è molto conosciuto come vino liquoroso (esiste, ovviamente, anche la versione secca ma meno conosciuta). La parola “ZIBIBBO” deriva dalla parola araba zabīb (زبيب) che vuol dire proprio “uva appassita”.